Essere BioIntegrale non è un modo di dire. Non è una moda, né un piano di marketing. Essere BioIntegrale è un metodo agronomico che parte dalla tutela dell’ambiente per arrivare a produrre in modo competitivo per qualità, numeri, mercato.
Essere BioIntegrale è concepire la propria azienda come custode del territorio: un’azienda dinamica, agronomicamente ricca, in grado di mantenere l’equilibrio degli ecosistemi. Chi è BioIntegrale ha l’obbligo morale non solo di mantenere intatto il proprio ambiente di coltivazione ma di valorizzarlo, tramandando ai propri figli un ecosistema migliore di quanto ricevuto all’inizio del proprio percorso.
Ogni azione dell’uomo – dell’agricoltore – ha ripercussioni dirette sull’ambiente di coltivazione, sui suoli, sull’aria, sull’acqua. L’indice di vitalità degli ecosistemi sarà il sistema programmatico al quale l’agricoltore BioIntegrale aderirà: un indice frutto del monitoraggio periodico della vitalità di flora e fauna, del grado di fertilità e del livello di sostanze organiche dei suoli.
La Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze lavorerà all’indice di vitalità BioIntegrale: oggetto delle analisi, periodicità dei test, parametri oggettivi cui l’agricoltore BioIntegrale potrà fare riferimento oggettivamente, scientificamente.
E se volete cominciare questa nuova avventura, un suggerimento: pensate ai lombrichi che abitano i vostri terreni come un primo indice di vitalità del suolo. Quantità, dimensioni, tipologia: tra cinque anni ne riparleremo. Voi, intanto, abbiate rispetto del vostro ambiente di coltivazione. E, anche, dei lombrichi che lo abitano.